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È il 1935 quando Laurens Hammond inventa il suo storico organo elettromeccanico, con lo scopo di creare uno strumento il più possibile simile all’organo a canne ma meno costoso, al fine di attrezzare le chiese americane più povere. Lo scopo viene ampiamente raggiunto e nel corso della seconda guerra mondiale l’organo Hammond ha una grande diffusione nelle comunità religiose e nell’esercito americano. Solo negli anni 50 questo strumento inizia ad essere  apprezzato nel mondo del jazz grazie a Jimmy Smith e nei due decenni successivi si afferma in tantissimi generi musicali e viene fatto proprio da musicisti del calibro di Keith Emerson e gli Emerson Lake & Palmer, Rick Wakeman e gli Yes, Booker T. Jones, Al Kooper, Jon Lord e i Deep Purple, Rick Wright e i Pink Floyd, Tony Banks e i Genesis e Steve Winwood e i Traffic, solo per citarne una minima parte.
Negli anni settanta l’Hammond si afferma anche in Italia e diventa un impronta musicale per gruppi storici come le Orme, la Premiata Forneria Marconi, gli Area e i Nomadi, solo per citarne alcuni.
Creare uno strumento che possa competere con la maestosità ed il suono generato dalle canne di un organo è sicuramente un impresa molto coraggiosa, per ottenere questo Hammond ha basato il suo progetto sulla sintesi additiva delle forme d’onda armoniche utilizzando delle rotelline metalliche dentate, simili ad ingranaggi, chiamate ruote foniche, mosse da motori sincroni pilotati dalla frequenza di rete americana di 60Hz, questo generava un campo magnetico letto e trasformato in impulsi elettrici da una bobina, un funzionamento del tutto simile al pick up di una chitarra elettrica. Per questo motivo l’organo Hammond può essere definito come organo elettromeccanico o eletttrofonico.
L’unica limitazione rispetto alle armoniche generate da un organo a canne era quella che per ogni tasto l’organo a canne permette di comandare un numero elevato di canne mentre un organo Hammond genera un massimo di nove tonalità contemporanee per ogni tasto premuto. Altra curiosità di questo strumento è stata quella del click che si andava a generare alla pressione del tasto, considerato inizialmente un difetto, venne invece in seguito apprezzato, a tal punto che gli strumenti campionati che oggi riproducono il suono dell’organo Hammond, riproducono fedelmente anche il tipico click.
Un altro plus di questo strumento, che permette al musicista una grande libertà interpretativa, sono i drawbar (tiranti) che permettono di miscelare le armoniche e creare quindi una svariata combinazione di suoni e timbriche. I drawbar sono posizionati sopra la tastiera sotto forma di cursori a slitta con 9 diverse posizioni di regolazione contrassegnate con delle tacche da 0 a 8. Nei modelli più conosciuti vi sono 38 drawbars.
Come detto in precedenza, il primo modello di organo Hammond risale al 1935 e prese il nome di “model A”; il più ricercato dai collezionisti è invece un modello, costruito negli anni 50 nello stabilimento Hammond di Chicago, denominato “model B3”, con due manuali a 61 tasti e 38 drawbars. Il mobile del B3 venne realizzato lasciando la parte bassa aperta e venne equipaggiato con quattro eleganti gambe in legno. Altrettanto famoso fu il C3, elettricamente uguale al B3 ma con un mobile chiuso nella parte bassa.
Col passare degli anni i modelli vennero migliorati ed arricchiti, oggi il più facile da reperire è il modello A100, uscito alcuni anni dopo il B3 e il C3, ed equipaggiato con un amplificatore di potenza, un sistema di riverbero elettronico e 3 altoparlanti.
Per finire vanno citati, tra gli innumerevoli modelli prodotti, quelli portatili detti “a spinetta” tra cui ricordiamo i modelli L100, L122, M3 ed M100.
Il fascino di questo strumento, nella sua storia, nei suoni pieni e graffianti e nel suo funzionamento, ha portato musicisti e collezionisti a sviluppare un amore e una venerazione davvero particolare.